MALASSORBIMENTO - FEGATO - INTESTINO - ACIDITA´ E GASTROPROTETTORI
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Protocolli per il Crohn, la RCU malattie autoimmuni ed altre malattie
Un conto è ciò che assumiamo tramite l'alimentazione, un altro sono i nutrienti che effettivamente vengono poi assorbiti dal nostro sistema digerente da quella alimentazione. Si può anche seguire un regime alimentare perfetto, se però gli elementi nutritivi non vengono assorbiti il risultato sarà un organismo più debole e più incline alle malattie, al pari di chi segue un'alimentazione qualitativamente e quantitativamente carente.
Poiché sono molti i fattori che concorrono a determinano un corretto assorbimento dalla masticazione alla produzione di enzimi, sono anche molte le cause di malassorbimento nel caso in cui i suddetti fattori non funzionino a dovere. Per semplicità si possono suddividere le attività digestive in due categorie principali: quelle di digestione e quelle di assimilazione.
Digestione vuol dire scomposizione di proteine, grassi e carboidrati in aminoacidi, acidi grassi e zuccheri semplici mentre l'assimilazione interviene dopo la digestione e consiste nell'assorbimento dei nutrienti affinché possano essere utilizzati dall'organismo. Quindi un difetto nelle azioni enzimatiche di scomposizione può determinare una cattiva digestione e quindi malassorbimento. Lo stesso effetto lo si ha, se è presente un difetto di assimilazione ad esempio per un'infiammazione della mucosa intestinale.
Vediamo ora i principali motivi di malassorbimento partendo dall'inizio del tratto digestivo.
La digestione inizia veramente in bocca; la saliva contiene ptialina - un enzima per la digestione dei carboidrati - e quindi più mastichiamo, più digeriamo i carboidrati assunti con il cibo. Al contrario un pasto frettolosamente consumato vuol dire che, nel nostro stomaco e poi nell'intestino, riverseremo un chilo più difficile da digerire che può facilmente causare meteorismo ed una digestione incompleta.
Anche per le proteine la masticazione è importante in quanto l'azione meccanica dei denti rende possibile una più ampia superficie di contatto tra il cibo ed i succhi gastrici nello stomaco o con gli enzimi proteolitici nell'intestino. Il cibo dovrebbe essere quasi liquefatto prima di essere ingerito. Tale consiglio va dato anche per chi è soggetto ad intolleranze alimentari in quanto una digestione incompleta è una delle cause delle intolleranze.
La ptialina scomponendo lunghe catene di carboidrati in più corte, svolge un lavoro importante soprattutto per chi ha un pancreas con un produzione enzimatica in difetto. Durante una masticazione completa alcuni nutrienti passano direttamente in circolo direttamente dalla bocca che è particolarmente irrorata dai vasi sanguigni. Questo è un ulteriore punto che sottolinea quanto veramente la digestione inizi dalla bocca. Masticando più a lungo si stimolano prima i recettori della sazietà e quindi si evita di mangiare in eccesso.
Oggi si pone spesso l'attenzione sull'eccesso di acido cloridrico nello stomaco come causa di gastriti ed ulcere, quindi siamo più inclini a pensare a qualcosa per ridurre l'acidità. Questo può essere il caso per alcune persone ma per molte altre (e a loro insaputa) il problema è l'opposto.
In questo caso è la ridotta produzione di HCL a causare problemi. Questo disturbo si chiama ipocloridria e causa una condizione di malassorbimento, intossicazione ed intolleranze alimentari. L'azione della pepsina attivata in pepsinogeno grazie all'acido cloridrico, rappresenta la prima digestione delle proteine che vengono così scomposte in peptoni e poi in peptidi, che saranno poi scomposti in aminoacidi nell'intestino. Senza un PH acido determinato da una sufficiente quantità di HCL, il pepsinogeno non si trasforma in pepsina con la conseguenza di un'insufficiente digestione delle proteine a livello dello stomaco. Inoltre l'acido cloridrico uccide batteri e germi e contribuisce direttamente alla denaturazione delle proteine facilitando ulteriormente la loro digestione. Da qui fra l'altro si può anche comprendere gli effetti dannosi dei gastroprotettori a base di inibitori della pompa protonica che hanno appunto l'effetto di bloccare la produzione di acido cloridrico. Il riferimento è al pantoprazolo, esomeprazolo, lansoprazolo e l'omeprazolo. Ciò non significa che chi assume tali farmaci debba immediatamente interromperne l'assunzione; vi sono casi in cui la condizione dello stomaco è talmente deteriorata che - onde evitare forti dolori e poi ulcere - l'inibitore di pompa protonica va continuato ma va posto in parallelo ad un programma di riequilibrio sia dello stomaco che del livello di acidità generale dell'organismo fino la punto in cui l'utilizzo del farmaco risulta anche agli occhi del medico non più necessario.
Il batterio helicobacter pylori sopprime la produzione di HCL oltre ad erodere la mucina che protegge la mucosa dello stomaco dall'ambiente acido. La mucosa sarà quindi danneggiata con il risultato di una gastrite nonostante l'acidità nello stomaco sia insufficiente. Il medico in tal caso prescriverà degli antiacidi, purtroppo peggiorando ulteriormente la digestione delle proteine.
Un eccesso di zuccheri e grassi può inibire la produzione di HCL.
Sovralimentazione. Mangiare in eccesso può determinare una carenza di HCL e quindi, nonostante si mangi di più è come se avessimo mangiato di meno (poiché assorbiamo di meno), con l'aggravante di un dispendio ben superiore di energie per la digestione.
Debolezza del metabolismo tiroideo o delle ghiandole surrenali può determinare una carenza di HCL. Questi due problemi oltre a determinare disturbi digestivi in relazione all'acido cloridrico, sono responsabili di altri sintomi e condizioni spiacevoli per cui può essere utile sapere come verificarne l'esistenza tenendo presente che tale verifica è un'azione che riguarda l'aspetto fisiologico di funzionalità e non un esame che può determinare diagnosi di condizioni patologiche.
Per il metabolismo tiroideo basta misurare la temperatura sotto l'ascella per quattro giorni consecutivi prima di alzarsi dal letto e prima di qualunque altra azione. La media delle 4 misurazioni deve essere tra 36,4 e 36,6. La donna fertile deve eseguire le misurazioni a partire dal secondo giorno dopo le mestruazioni poiché nei 15 giorni successivi all'ovulazione la temperatura è più alta.
Valori inferiori non significano necessariamente problemi alla tiroide ma stanno a significare che il metabolismo tiroideo è comunque rallentato. Ad esempio a causa di un eccesso di cortisolo (stress) che inibisce la trasformazione del T4 nella forma attiva T3 ( i due principali ormoni tiroidei) con la conseguenza di un metabolismo rallentato come già visto in precedenza.
Un altro modo per determinare una condizione di metabolismo tiroideo rallentato è tramite i sintomi: ritenzione idrica, sovrappeso con conformazione a pera, estremità fredde, costipazione, letargia, pigrizia, pelle secca. Mi sono soffermato su questo punto in quanto spesso si deve anche soddisfare richieste concernenti una riduzione di soprappeso. In questo modo è possibile determinare con facilità se è il caso di agire sul metabolismo tiroideo o su altre cause di soprappeso.
Per determinare una condizione di esaurimento delle ghiandole surrenali in relazione agli ormoni dello stress, è sufficiente chiedere se, dopo una posizione supina di almeno 10 minuti, alzandosi di colpo si verifica o meno una sensazione di "quasi perdita" di coscienza. Se tale sensazione si verifica, vuol dire che il cervello non riceve abbastanza sangue a causa di una scarsa quantità di ormoni dello stress che dovrebbero determinare l'aumento di pressione necessario a contrastare il passaggio alla posizione ortostatica.
Anche questo è uno strumento interessante non diagnostico che può indicare la necessità di un programma antistress.
Una volta passato dallo stomaco, il chimo viene ulteriormente scomposto dagli enzimi del pancreas e dell'intestino. Se questi sono carenti avremo delle feci sfatte, grasse, galleggianti e maleodoranti con conseguente malassorbimento.
Questo fattore oltre ad essere causa di carenza di enzimi (quelli prodotti dalla mucosa intestinale), è anche la causa principale di cattiva assimilazione. I cibi completamente scomposti faranno fatica ad essere assorbiti dall'orletto a spazzola delle cellule dei villi intestinali se è presente un'infiammazione della mucosa.
Fino ad ora abbiamo parlato soprattutto di digestione di carboidrati e proteine. Quella dei grassi dipende dal fegato e da una sua adeguata produzione di bile sia quantitativamente che qualitativamente. E' infatti la bile, una volta riversata nel duodeno, a consentire la digestione dei grassi tramite la sua azione emulsionante che rende i grassi attaccabili e quindi scindibili dalla lipasi; enzima che scompone i grassi in acidi grassi (assorbibili a livello del sistema linfatico intestinale) e glicerina.
Una carenza funzionale del fegato determina un difetto qualitativo o quantitativo di bile con conseguenze sulle capacità digestive dei grassi. Tale carenza non è però individuabile tramite i normali esami clinici come le Gamma GT, la fosfatasi alcalina e le transaminasi. Tali esami individuano una condizione già profondamente alterata del fegato in cui molte cellule muoiono liberando tali enzimi.
Prima di raggiungere una condizione patologica il fegato va incontro alla piccola insufficienza epatica che non è visibile dagli esami del sangue ma dai sintomi come ad esempio stanchezza postprandiale, costipazione, digestione rallentata, eruzioni cutanee o problemi di pelle, squilibri ormonali femminili, feci chiare grasse e galleggianti ecc.
-masticare bene e sufficientemente a lungo
-Per la carenza di HCL vi sono integratori di HCL betaina. Lo zinco è importante anche perché un suo basso livello oltre a determinare ipocloridria, causa anche una più bassa capacità di assimilare lo stesso zinco con un conseguente circolo vizioso. Laddove esiste anche un problema di gastrite la betaina deve lasciare il posto allo zinco per ovvi motivi. Inoltre sono utili le piante amare come l'imperatoria o la genziana, per stimolarne la produzione.
-per l'helicobacter pylori vi sono tre ottimi rimedi (ma non sono gli unici) : estratto di semi di pompelmo, tea tree oil ed alcuni specifici fermenti.
- Per stimolare il metabolismo tiroideo i nutrienti migliori sono:
1)L-tirosina. L'aminoacido di cui sono composti (assieme allo iodio) gli ormoni tiroidei
2)Alghe marine con contenuto di iodio come il Fucus o il Kelp.
3)Multiminerale completo per favorire le trasformazioni di tirosina in
tironina, poi in quadriiodiotironina (T4) ed infine in triiodiotironina (T3 la forma più attiva degli ormoni tiroidei).
-Per le carenze enzimatiche esistono in commercio parecchi prodotti contenenti enzimi come ad esempio la papaina e la bromelina. Inoltre sono consigliate piante amare che stimolino sia la secrezione gastrica sia quella enzimatica come la Genziana e l'Imperatoria.
-Per l'infiammazione intestinale si consiglia l'intero programma intestinale in tre o quattro fasi o una sua forma semplificata a seconda della gravità.
-Per la piccola insufficienza epatica il completo protocollo di disintossicazione epatica che andrebbe comunque eseguito da tutti almeno una volta ogni 2 anni come "tagliando" per mantenere tutto l'organismo in buone condizioni , rallentare l'invecchiamento, migliorare (e qui ho visto tanti buoni cambiamenti) l'elasticità e luminosità della pelle, e posticipare il più a lungo possibile le malattie degenerative dell'età avanzata.
Avendo esaminato le possibili cause di malassorbimento diventa evidente la difficoltà di compilare una lista dei sintomi, in quanto esistono molte forme diverse che coinvolgono l'assorbimento di vari nutrienti e quindi con differenti conseguenze. Con maggior frequenza si avrà stanchezza o carenza di energia e disturbi intestinali (meteorismo, diarrea o feci scomposte ecc.)
Si può anche effettuare un esame per verificare il malassorbimento.
Ciò è possibile grazie al D-xilosio che è un monosaccaride il quale viene somministrato per bocca durante l'esame. Poiché non viene metabolizzato dall'organismo le quantità riscontrabili nel sangue e nelle urine dipendono unicamente dalla qualità dell'assorbimento.
Testimonianze
Protocolli per il Crohn, la RCU malattie autoimmuni ed altre malattie
Un conto è ciò che assumiamo tramite l'alimentazione, un altro sono i nutrienti che effettivamente vengono poi assorbiti dal nostro sistema digerente da quella alimentazione. Si può anche seguire un regime alimentare perfetto, se però gli elementi nutritivi non vengono assorbiti il risultato sarà un organismo più debole e più incline alle malattie, al pari di chi segue un'alimentazione qualitativamente e quantitativamente carente.
Poiché sono molti i fattori che concorrono a determinano un corretto assorbimento dalla masticazione alla produzione di enzimi, sono anche molte le cause di malassorbimento nel caso in cui i suddetti fattori non funzionino a dovere. Per semplicità si possono suddividere le attività digestive in due categorie principali: quelle di digestione e quelle di assimilazione.
Digestione vuol dire scomposizione di proteine, grassi e carboidrati in aminoacidi, acidi grassi e zuccheri semplici mentre l'assimilazione interviene dopo la digestione e consiste nell'assorbimento dei nutrienti affinché possano essere utilizzati dall'organismo. Quindi un difetto nelle azioni enzimatiche di scomposizione può determinare una cattiva digestione e quindi malassorbimento. Lo stesso effetto lo si ha, se è presente un difetto di assimilazione ad esempio per un'infiammazione della mucosa intestinale.
CAUSE DI MALASSORBIMENTO
Vediamo ora i principali motivi di malassorbimento partendo dall'inizio del tratto digestivo.
LA MASTICAZIONE
La digestione inizia veramente in bocca; la saliva contiene ptialina - un enzima per la digestione dei carboidrati - e quindi più mastichiamo, più digeriamo i carboidrati assunti con il cibo. Al contrario un pasto frettolosamente consumato vuol dire che, nel nostro stomaco e poi nell'intestino, riverseremo un chilo più difficile da digerire che può facilmente causare meteorismo ed una digestione incompleta.
Anche per le proteine la masticazione è importante in quanto l'azione meccanica dei denti rende possibile una più ampia superficie di contatto tra il cibo ed i succhi gastrici nello stomaco o con gli enzimi proteolitici nell'intestino. Il cibo dovrebbe essere quasi liquefatto prima di essere ingerito. Tale consiglio va dato anche per chi è soggetto ad intolleranze alimentari in quanto una digestione incompleta è una delle cause delle intolleranze.
La ptialina scomponendo lunghe catene di carboidrati in più corte, svolge un lavoro importante soprattutto per chi ha un pancreas con un produzione enzimatica in difetto. Durante una masticazione completa alcuni nutrienti passano direttamente in circolo direttamente dalla bocca che è particolarmente irrorata dai vasi sanguigni. Questo è un ulteriore punto che sottolinea quanto veramente la digestione inizi dalla bocca. Masticando più a lungo si stimolano prima i recettori della sazietà e quindi si evita di mangiare in eccesso.
IPOCLORIDRIA
Oggi si pone spesso l'attenzione sull'eccesso di acido cloridrico nello stomaco come causa di gastriti ed ulcere, quindi siamo più inclini a pensare a qualcosa per ridurre l'acidità. Questo può essere il caso per alcune persone ma per molte altre (e a loro insaputa) il problema è l'opposto.
In questo caso è la ridotta produzione di HCL a causare problemi. Questo disturbo si chiama ipocloridria e causa una condizione di malassorbimento, intossicazione ed intolleranze alimentari. L'azione della pepsina attivata in pepsinogeno grazie all'acido cloridrico, rappresenta la prima digestione delle proteine che vengono così scomposte in peptoni e poi in peptidi, che saranno poi scomposti in aminoacidi nell'intestino. Senza un PH acido determinato da una sufficiente quantità di HCL, il pepsinogeno non si trasforma in pepsina con la conseguenza di un'insufficiente digestione delle proteine a livello dello stomaco. Inoltre l'acido cloridrico uccide batteri e germi e contribuisce direttamente alla denaturazione delle proteine facilitando ulteriormente la loro digestione. Da qui fra l'altro si può anche comprendere gli effetti dannosi dei gastroprotettori a base di inibitori della pompa protonica che hanno appunto l'effetto di bloccare la produzione di acido cloridrico. Il riferimento è al pantoprazolo, esomeprazolo, lansoprazolo e l'omeprazolo. Ciò non significa che chi assume tali farmaci debba immediatamente interromperne l'assunzione; vi sono casi in cui la condizione dello stomaco è talmente deteriorata che - onde evitare forti dolori e poi ulcere - l'inibitore di pompa protonica va continuato ma va posto in parallelo ad un programma di riequilibrio sia dello stomaco che del livello di acidità generale dell'organismo fino la punto in cui l'utilizzo del farmaco risulta anche agli occhi del medico non più necessario.
CAUSE DI IPOCLORIDRIA
Il batterio helicobacter pylori sopprime la produzione di HCL oltre ad erodere la mucina che protegge la mucosa dello stomaco dall'ambiente acido. La mucosa sarà quindi danneggiata con il risultato di una gastrite nonostante l'acidità nello stomaco sia insufficiente. Il medico in tal caso prescriverà degli antiacidi, purtroppo peggiorando ulteriormente la digestione delle proteine.
Un eccesso di zuccheri e grassi può inibire la produzione di HCL.
Sovralimentazione. Mangiare in eccesso può determinare una carenza di HCL e quindi, nonostante si mangi di più è come se avessimo mangiato di meno (poiché assorbiamo di meno), con l'aggravante di un dispendio ben superiore di energie per la digestione.
Debolezza del metabolismo tiroideo o delle ghiandole surrenali può determinare una carenza di HCL. Questi due problemi oltre a determinare disturbi digestivi in relazione all'acido cloridrico, sono responsabili di altri sintomi e condizioni spiacevoli per cui può essere utile sapere come verificarne l'esistenza tenendo presente che tale verifica è un'azione che riguarda l'aspetto fisiologico di funzionalità e non un esame che può determinare diagnosi di condizioni patologiche.
Per il metabolismo tiroideo basta misurare la temperatura sotto l'ascella per quattro giorni consecutivi prima di alzarsi dal letto e prima di qualunque altra azione. La media delle 4 misurazioni deve essere tra 36,4 e 36,6. La donna fertile deve eseguire le misurazioni a partire dal secondo giorno dopo le mestruazioni poiché nei 15 giorni successivi all'ovulazione la temperatura è più alta.
Valori inferiori non significano necessariamente problemi alla tiroide ma stanno a significare che il metabolismo tiroideo è comunque rallentato. Ad esempio a causa di un eccesso di cortisolo (stress) che inibisce la trasformazione del T4 nella forma attiva T3 ( i due principali ormoni tiroidei) con la conseguenza di un metabolismo rallentato come già visto in precedenza.
Un altro modo per determinare una condizione di metabolismo tiroideo rallentato è tramite i sintomi: ritenzione idrica, sovrappeso con conformazione a pera, estremità fredde, costipazione, letargia, pigrizia, pelle secca. Mi sono soffermato su questo punto in quanto spesso si deve anche soddisfare richieste concernenti una riduzione di soprappeso. In questo modo è possibile determinare con facilità se è il caso di agire sul metabolismo tiroideo o su altre cause di soprappeso.
Per determinare una condizione di esaurimento delle ghiandole surrenali in relazione agli ormoni dello stress, è sufficiente chiedere se, dopo una posizione supina di almeno 10 minuti, alzandosi di colpo si verifica o meno una sensazione di "quasi perdita" di coscienza. Se tale sensazione si verifica, vuol dire che il cervello non riceve abbastanza sangue a causa di una scarsa quantità di ormoni dello stress che dovrebbero determinare l'aumento di pressione necessario a contrastare il passaggio alla posizione ortostatica.
Anche questo è uno strumento interessante non diagnostico che può indicare la necessità di un programma antistress.
CARENZE ENZIMATICHE
Una volta passato dallo stomaco, il chimo viene ulteriormente scomposto dagli enzimi del pancreas e dell'intestino. Se questi sono carenti avremo delle feci sfatte, grasse, galleggianti e maleodoranti con conseguente malassorbimento.
INFIAMMAZIONE INTESTINALE
Questo fattore oltre ad essere causa di carenza di enzimi (quelli prodotti dalla mucosa intestinale), è anche la causa principale di cattiva assimilazione. I cibi completamente scomposti faranno fatica ad essere assorbiti dall'orletto a spazzola delle cellule dei villi intestinali se è presente un'infiammazione della mucosa.
PICCOLA INSUFFICIENZA EPATICA
Fino ad ora abbiamo parlato soprattutto di digestione di carboidrati e proteine. Quella dei grassi dipende dal fegato e da una sua adeguata produzione di bile sia quantitativamente che qualitativamente. E' infatti la bile, una volta riversata nel duodeno, a consentire la digestione dei grassi tramite la sua azione emulsionante che rende i grassi attaccabili e quindi scindibili dalla lipasi; enzima che scompone i grassi in acidi grassi (assorbibili a livello del sistema linfatico intestinale) e glicerina.
Una carenza funzionale del fegato determina un difetto qualitativo o quantitativo di bile con conseguenze sulle capacità digestive dei grassi. Tale carenza non è però individuabile tramite i normali esami clinici come le Gamma GT, la fosfatasi alcalina e le transaminasi. Tali esami individuano una condizione già profondamente alterata del fegato in cui molte cellule muoiono liberando tali enzimi.
Prima di raggiungere una condizione patologica il fegato va incontro alla piccola insufficienza epatica che non è visibile dagli esami del sangue ma dai sintomi come ad esempio stanchezza postprandiale, costipazione, digestione rallentata, eruzioni cutanee o problemi di pelle, squilibri ormonali femminili, feci chiare grasse e galleggianti ecc.
SOLUZIONI
-masticare bene e sufficientemente a lungo
-Per la carenza di HCL vi sono integratori di HCL betaina. Lo zinco è importante anche perché un suo basso livello oltre a determinare ipocloridria, causa anche una più bassa capacità di assimilare lo stesso zinco con un conseguente circolo vizioso. Laddove esiste anche un problema di gastrite la betaina deve lasciare il posto allo zinco per ovvi motivi. Inoltre sono utili le piante amare come l'imperatoria o la genziana, per stimolarne la produzione.
-per l'helicobacter pylori vi sono tre ottimi rimedi (ma non sono gli unici) : estratto di semi di pompelmo, tea tree oil ed alcuni specifici fermenti.
- Per stimolare il metabolismo tiroideo i nutrienti migliori sono:
1)L-tirosina. L'aminoacido di cui sono composti (assieme allo iodio) gli ormoni tiroidei
2)Alghe marine con contenuto di iodio come il Fucus o il Kelp.
3)Multiminerale completo per favorire le trasformazioni di tirosina in
tironina, poi in quadriiodiotironina (T4) ed infine in triiodiotironina (T3 la forma più attiva degli ormoni tiroidei).
-Per le carenze enzimatiche esistono in commercio parecchi prodotti contenenti enzimi come ad esempio la papaina e la bromelina. Inoltre sono consigliate piante amare che stimolino sia la secrezione gastrica sia quella enzimatica come la Genziana e l'Imperatoria.
-Per l'infiammazione intestinale si consiglia l'intero programma intestinale in tre o quattro fasi o una sua forma semplificata a seconda della gravità.
-Per la piccola insufficienza epatica il completo protocollo di disintossicazione epatica che andrebbe comunque eseguito da tutti almeno una volta ogni 2 anni come "tagliando" per mantenere tutto l'organismo in buone condizioni , rallentare l'invecchiamento, migliorare (e qui ho visto tanti buoni cambiamenti) l'elasticità e luminosità della pelle, e posticipare il più a lungo possibile le malattie degenerative dell'età avanzata.
Avendo esaminato le possibili cause di malassorbimento diventa evidente la difficoltà di compilare una lista dei sintomi, in quanto esistono molte forme diverse che coinvolgono l'assorbimento di vari nutrienti e quindi con differenti conseguenze. Con maggior frequenza si avrà stanchezza o carenza di energia e disturbi intestinali (meteorismo, diarrea o feci scomposte ecc.)
Si può anche effettuare un esame per verificare il malassorbimento.
Ciò è possibile grazie al D-xilosio che è un monosaccaride il quale viene somministrato per bocca durante l'esame. Poiché non viene metabolizzato dall'organismo le quantità riscontrabili nel sangue e nelle urine dipendono unicamente dalla qualità dell'assorbimento.
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